Saturday, August 26, 2006

il giubbotto

E chi ci avrebbe mai creduto. Ho imparato tardi a guidare la moto e tra l'altro non sono neanche 'sto grande pilota. Quando mi voglio prendere in giro dico che faccio le curve sul cavalletto. Mi piacciono le due ruote ma a dovuta distanza: sará colpa della luna in vergine che da buona pigra ama le comoditá e la sicurezza. Sto trattando in questi giorni sul prezzo di un giubbotto di pelle usato. Nuovo no, a causa delle finanze post vacanziere. Ne ho provato uno, l'altro giorno. La ragazza, gentile e molto fiduciosa, mi ha detto di indossarlo con la moto per vedere se aderiva bene. Lei chissá di quali prodezze ha pensato fossi capace. Ho indossato il giubbotto nero rosso e bianco con protezioni da vero bikers e ho acceso la moto che, ringalluzzita da tale magnificenza e probabilmente non riconoscendomi cosí bardata, s'è impennata tutta. Impaurita ma con molta dignitá ho girato di corsa la chiave per spegnerla. Mio dio! come si permette, ho detto tra me e me. Andare su una ruota, io che ho paura anche delle due ruote. Ho riprovato ad accendere con molta circospezione e tenendo il piede sul freno e la mano sulla frizione. S'è accesa senza impennate; ho provato ad ingranare la prima e a dare un gas leggero come se l'episodio di prima non m'avesse neanche toccato. Ho fatto un bel sorriso alla ragazza del giubbotto che mi guardava tutta speranzosa di vedere chissà cosa. Un rombo enorme e sinistro è uscito dal motore. Uno stridío di gomme e una partenza che allo starter del gran premio di occhenaim avrei lasciato dietro rossi, biaggi e anche maicol felps. Per fortuna che all'incrocio con la piazza non passava nessuno. Subito il motore è salito su di giri. Ho girato a destra verso il Palladium e ho toccato col ginocchio per terra tanto che mi son giocata i pantaloni buoni della prima comunione. In pochi secondi ero a cento, centodieci, centoventi, centotrenta sulla salita vicino l'ospedale. Ho pensato: vabbé, perlomeno il pronto soccorso è vicino. Poi ho chiuso gli occhi come se la cosa non mi riguardasse piú. Altra curva in discesa stavolta, altro ginocchio buono partito. La moto continuava ad andare come posseduta. Al primo giro della garbatella ho battuto tutti sul tempo e ho visto clara al bar sventolare qualcosa di simile a un paio di mutande a puá da uomo. Al secondo giro, ho preceduto una cinquecento rossa truccata e una bmw della polizia che inseguiva due extracomunitari neri su una vespa argentata. Al terzo giro si è formato un capannello di gente con le classiche trombette da stadio e con striscioni e cartelli che data la velocitá e la miopia non sono riuscita a leggere. Poi, all'angolo tra la piazza e il parrucchiere di roberta è finita la benzina. Appiedata e un po' sconvolta ho riportato la moto al suo posto. Mi sono tolta di corsa il giubbotto di pelle nero rosso e bianco con protezioni da vero bikers e l'ho restituito alla ragazza mettendole come scusa che con la velocitá si gonfia troppo. Credo che per quest'inverno potrei ritirar fuori dall'armadio quel vecchio spolverino grigio finto militare. Mi va un po' corto di braccia, ma almeno non m'ha mai fatto brutti scherzi!

Friday, August 11, 2006

il cancello.

è proprio vero saturno arriva per tutti e la ventata di cambiamenti è qualcosa a cui non puoi opporti, anzi devi abbandonarti come canna al vento e lasciare che sia. saturno nella giornata del dieci luglio scorso ora locale quindici e trenta è passato proprio sotto casa mia attuando la piú grande delle rivoluzioni nella storia di questi palazzi: per ragioni di sicurezza è stata stabilita la chiusura dei cancelli d'ingresso delle auto, delle persone, dei cani e degli handicappati. al passo coi tempi, ci è stata data una bella chiave marcata silca (un telecomando era cosa troppo innovativa) e l'ordine di richiudere il cancello ogni volta che entriamo o usciamo. ora, partendo dal presupposto che la pigrizia non è solo il mio passatempo preferito ma è il vero sport nazionale, questa innovazione non è piaciuta molto alla gente di queste palazzine che, pioggia o vento, caldo o freddo, deve uscire dalla sua automobile, lasciarla in balia di qualche zingaro infelice che vuol ritrovare la propria felicitá, aprire a mano il cancello che non so perché torna indietro se non stai attento, risalire sull'automobile insieme allo zingarello che non ha fatto in tempo a rubarti la macchina, ridiscenderne subito dopo aver passato il varco e accompagnare poi il cancello fino alla chiusura per far si che non sbatta che, si sa, chi rompe paga. insomma una vera palestra gratuita che non "sconfinfera" tanto alle persone figurarsi a me. i primi giorni, dopo un tentativo di sabotaggio durato appena ventiquattro ore nelle quali il cancello è stato rimesso a posto, vedevi capannelli di gente infuriata che protestava e se la prendeva ora col governo, ora con moggi, ora con berlusconi, tanto per cambiare. dopo qualche giorno la situazione s'é calmata e ho pensato che nella vita basta un po' di tempo e l'abitudine ci rende schiavi anche delle cose improponibili. quindi tornavo la sera a casa e, una volta imprecando una volta rassegnata, scendevo dalla macchina per aprire e poi richiudere il maledetto. in questa mesata qui peró ho notato che il mio arrivo coincideva con un'entrata di un tot di macchine e di vecchie con le sporte e un'uscita di un tot di motorini e di vecchi con i bastoni. ho pensato che fosse una strana coincidenza: magari capitasse a me, mi son detta, di trovare il cancello aperto da qualcun altro. da qui l'idea che nasce dalla necessitá, che sia virtú o no, quello è un altro discorso. ho cominciato ad appostarmi in uscita e in entrata per sfruttare la scia della macchine ma soprattutto per evitare quello stress enorme dello scendere, aprire, risalire, ridiscendere e richiudere. ho studiato per bene tutti gli orari di uscita e di entrata delle trecento persone di queste palazzine facendone anche dei grafici in tridimensionale per avere la situazione sotto controllo. da qualche giorno con il mio metodo trovo sempre il cancello aperto. solo l'altra sera che il traffico mi ha bloccato sull'appia, ho perso l'entrata delle diciannove e ho dovuto aspettare in macchina il signore della scala H che era fuori a una comunione ed è tornato a mezzanotte e mezza. certo é stato stressante ma son veramente casi sporadici!